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bene!... Non ci manca nulla in questa casa!... Ci starai da principessa!... Non hai che a dire una parola... mostrare un desiderio...
— Allora ditegli che vi comperi delle altre mule — aggiunse il canonico ridendo.
— È vero; sei alquanto pallida... Ti sei forse spaventata in carrozza?
— Sono mule troppo giovani... appena tolte dall’armento... non ci sono avvezze... Ora usano dei cavalli per la carrozza — disse il canonico.
— Certamente! certamente! — si affrettò a rispondere don Gesualdo. — Appena potrò. I denari servono per spenderli... quando ci sono.
Il marchese e il canonico Lupi tenevano viva la conversazione, don Gesualdo approvando coi cenni del capo; gli altri ascoltavano: la zia Cirmena con le mani sul ventre e un sorrisetto amabile che faceva cascare le parole di bocca: un sorriso che diceva: — Bisogna pure! giacchè son venuta!... Valeva proprio la pena di mettersi in gala!... — Bianca sembrava un’estranea, in mezzo a tutto quel lusso. E suo marito imbarazzato anche lui, fra tanta gente, la sposa, gli amici, i servitori, dinanzi a quegli specchi nei quali si vedeva tutto, vestito di nuovo, ridotto a guardare come facevano gli altri se voleva soffiarsi il naso.
— Il raccolto è andato bene! — disse il marchese