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di mostrarsi per la prima volta dinanzi a tanti occhi e a tanti lumi.

— Evviva gli sposi! evviva gli sposi! — si mise a gridare il canonico, messo in allegria, sventolando il fazzoletto.

Bianca prese il bacio della zia Cirmena, il bacio dello zio marchese, ed entrò sola nelle belle stanze, dove non era anima viva.

— Ehi? ehi? bada che perdi il marito! — le gridò dietro lo zio marchese fra le risate generali.

— Ci siamo tutti? — borbottò sottovoce donna Sarina.

Il canonico si affrettò a risponder lui.

— Sissignora. Poca brigata, vita beata!

Dietro di loro saliva Alessi, colla berretta in mano, intimidito da quei lumi e da quell’apparato. Sin dall’uscio si mise a balbettare:

— Mi manda la signora baronessa Rubiera... Dice che non può venire perchè le duole il capo... Manda a salutare la nipote, e don Gesualdo anche...

— Vai in cucina, da questa parte — gli rispose il marchese. — Di’ che ti dieno da bere.

Don Gesualdo approfittò di quel momento per raccomandare sottovoce a suo fratello:

— Stai attento, dinanzi a tutta questa gente!... Ti metti a sedere, e non ti muovi più. Come vedi fare a me, fai tu pure.

— Ho capito. Lascia fare a me!