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Udivasi un tramestìo dietro quell’uscio; un correre all’impazzata quasi di gente che ha persa la testa. Poi il rumore di una seggiola rovesciata. Nanni l’Orbo tornò a gridare in fondo al corridoio: — Eccolo! eccolo! — E si udì lo scoppio del pistolone di Pelagatti, come una cannonata.
— La Giustizia! Ecco qua gli sbirri! — vociò dal cortile Santo Motta.
Allora si aprì l’uscio all’improvviso, e apparve donna Bianca, discinta, pallida come una morta, annaspando colle mani convulse, senza profferire parola, fissando sul fratello gli occhi pazzi di terrore e d’angoscia. Ad un tratto si piegò sulle ginocchia, aggrappandosi allo stipite, balbettando:
— Ammazzatemi, don Diego!... Ammazzatemi pure!... ma non lasciate entrare nessuno qui!...
Quello che accadde poi, dietro quell’uscio che don Diego aveva chiuso di nuovo spingendo nella cameretta la sorella, nessuno lo seppe mai. Si udì soltanto la voce di lui, una voce d’angoscia disperata, che balbettava: — Voi?... Voi qui?...
Accorrevano il signor Capitano, l’Avvocato fiscale, tutta la Giustizia. Don Liccio Papa, il caposbirro, gridando da lontano, brandendo la sciaboletta sguainata: — Aspetta! aspetta! Ferma! ferma! — E il signor Capitano dietro di lui, trafelato come don Liccio, cacciando avanti il bastone: — Largo! largo!