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ché siamo parenti... Fo quel che posso anch’io per aiutarvi... ma non è una bella cosa infine neanche per voialtri... Ed ora che vi si offre la fortuna, risponderle con un calcio... Scusatemi, io la direi una porcheria!

Tutt’a un tratto don Diego si mise a ridere, quasi colpito da un’ispirazione, ammiccando dell’occhio, fregandosi le mani, con dei cenni del capo che volevano dire assai.

— Va bene! va bene!... Non è che questo?... perchè ora come ora siamo un po’ angustiati?... Ti pesa, di’?... ti pesa questa vita angustiata, povera Bianca?... Hai paura per l’avvenire?...

Si fregò il mento peloso colla mano ischeletrita, seguitando ad ammiccare, cercando di rendere furbo il sorriso pallido.

— Vieni qua... Non ti dico altro!... Anche voi, zia!... Venite a vedere!...

S’arrampicò tutto tremante su di una seggiola per aprire un armadietto ch’era nel muro, al di sopra della finestra, e ne tirò fuori mucchi di scartafacci e di pergamene — le carte della lite — quella che doveva essere la gran risorsa della famiglia, quando avessero avuto i denari per far valere le loro ragioni contro il Re di Spagna: dei volumi gialli, logori e polverosi, che lo facevano tossire a ogni voltar di pagina. Sul letto era pure sciorinato un grand’al-