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— Facciamo del bene, donna Bianca! Raccomandiamoci al Signore! Vi ho vista entrare in chiesa, mentre andavo qui vicino, da don Gesualdo Motta, e ho detto: Ecco donna Bianca che fa la sua visita alle Quarant’ore, e dà il buon esempio a me, indegno sacerdote...

— Giusto... qui c’è il signor canonico!... Se avete qualche altro peccato da dirgli, donna Bianca...

— Io non posso, mi dispiace! Monsignore non mi ha data la confessione, perchè sa che me ne manca il tempo... — Indi aggiunse con un certo risolino, lisciandosi il mento duro di barba. — Poi i vostri fratelli non vorrebbero...

Donna Bianca, rossa come se avesse avuto sul viso tutto il riflesso della cortina che velava l’altare del Crocifisso, finse di non capire. Il canonico ripigliò, mutando registro:

— Ci ho tante faccende gravi sulle spalle... mie e d’altrui... Andavo appunto da don Gesualdo per commissione di vostra zia. Sapete il grosso affare che hanno insieme, colla baronessa? — Donna Bianca fece segno di no.

— Un affare grosso... Si tratta di pigliare in affitto le terre di tutti i comuni della Contea!... Don Gesualdo ha il cuore più grande di questa chiesa!... e i conquibus anche!... Assai! assai, donna Bianca! Assai più di quel che si crede... Uno che si farà ricco come Creso, con quella testa fine che ha!