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tere due o tre volte la stessa cosa, testarda, imbambolata. — Sicuro, sto per chiudere la chiesa. Potete andarvene, madre mia. Oggi?... neppure!... ci ha la trebbia al Passo di Cava padre Angelino. Giorni di lavoro, cara mia! — Bel bello riescì a mandarla via, borbottando, trascinando le ciabatte. Poi, mentre il prete infilava l’uscio della sagrestia, don Luca dovette anche dar la caccia a quei monelli, rovesciando banchi e sedie, facendo atto di tirare l’incensiere: — Fuori! fuori! Andate a giuocare in piazza! — Nello stesso tempo passava e ripassava vicino a donna Bianca che si era inginocchiata a pregare dinanzi alla cappella del Sacramento, sfolgorante d’oro e di colori lucenti da accecare, tossendo, spurgandosi, fermandosi a soffiarsi il naso, brontolando:
— Neppure in chiesa!... non si può raccogliersi a far le orazioni!...
Donna Bianca si alzò in piedi, segnandosi, colle labbra ancora piene di avemarie. Il sagrestano le rivolse la parola direttamente, mentr’essa avviavasi per uscire:
— Siete contenta, vossignoria? Un sant’uomo quel padre Angelino! Confessa bene, eh? V’ha lasciata contenta?
Ella accennò di sì col capo, col sorriso breve, rallentando il passo per cortesia.
— Un bravo uomo! un uomo di giudizio! Quello