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rose in mezzo al petto. Allora la penitente risollevavasi ansiosa, raggiante di consolazione, aggrappandosi avidamente alla sponda dell’inginocchiatoio, con un accento più fervido, appoggiando la fronte sulle mani in croce per lasciarsi penetrare da quella dolcezza. Veniva un ronzìo di mosche sonnolenti, un odor d’incenso e di cera strutta, un torpore greve e come una stanchezza dal luogo e dall’ora. Una vecchia aspettava accoccolata sui gradini dell’altare, simile a una mantellina bisunta posata su di un fagotto di lavandaia, e quando destavasi borbottando, don Luca le dava sulla voce:

— Bella creanza! Non vedete che c’è una signora prima di voi al confessionario?... quelle non sono le quattro chiacchiere che avete da portarci voi al tribunale della penitenza!... discorsi di famiglia, cara voi!... affari importanti!

Nell’ombra del confessionario biancheggiò una mano che faceva il segno della croce, e donna Bianca si alzò infine, barcollando, chiusa nel manto sino ai piedi, col viso raggiante di una dolce serenità. Don Luca, vedendo che la vecchia non si risolveva ad andarsene, toccò la mantellina colla canna.

— Ehi? ehi? zia Filomena?... È tardi oggi, è tardi. Sta per suonare mezzogiorno, e il confessore deve andarsene a desinare.

La vecchia levò il capo istupidito, e si fece ripe-