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vesticciuola dimessa, mentre alzavasi sulla punta dei piedi per arrivare alle funicelle stese da un muro all’altro.

— Vedi chi vogliono farmi sposare? — disse lui. — Una Trao!... e buona massaia anche!... m’hanno detto la verità...

E rimase a guardare, pensieroso, masticando adagio adagio. Diodata guardava anche lei, senza dir nulla, col cuore grosso. Passarono le capre belando dal vicoletto. Donna Bianca, come sentisse alfine quegli occhi fissi su di lei, voltò il viso pallido e sbattuto, e si trasse indietro bruscamente.

— Adesso accende il lume, — riprese don Gesualdo. — Fa tutto in casa lei. Eh, eh... c’è poco da scialarla in quella casa!... Mi piace perchè è avvezza ad ogni guaio, e l’avrei al mio comando... Tu di’, che te ne pare?

Diodata volse le spalle, andando verso il fondo della stalla per dare una manciata di biada fresca alla mula, e rispose dopo un momento, colla voce roca:

— Vossignoria siete il padrone.

— È vero... Ma veh!... che bestia! Devi aver fame anche tu... Mangia, mangia, poveretta. Non pensar solo alla mula.