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— Sentite! — interruppe il figliuolo con voce sorda. — Lasciatemi in pace anche voi! Io v’ho lasciato fare, voi! Avete voluto che prendessi l’appalto del ponte... per non stare in ozio.... Vedete com’è andata a finire!... E bisogna tornare da capo, se non voglio perdere la cauzione.... Potevate starvene quieto e tranquillo a casa.... Che vi facevo mancare?... Lasciatemi in pace almeno. Tanto, voi non ci avete perso nulla....

— Ah! Non ci ho perso nulla?... Sapevo bene che glielo avresti rinfacciato... a tuo padre!... Già non conto più nulla io! Non so far più nulla!... Ti ho fatto quel che sei!... Come se non fossi il capo di casa!... come se non conoscessi il mio mestiere!...

— Ah!... il vostro mestiere?... perchè avevate la fornace del gesso?... e mi è toccato ricomprarvela due volte anche!... vi credete un ingegnere!... Ecco il bel mestiere che sapete fare!...

Mastro Nunzio guardò infuriato il suo figliuolo, annaspando, agitando le labbra senza poter proferire altre parole, strabuzzando gli occhi per tornare a cercare il posto migliore da annegarsi, e infine brontolò:

— E allora perchè mi trattieni?... Perchè non vuoi che mi butti nel fiume? perchè?

Gesualdo cominciò a strapparsi i capelli, a mordersi le braccia, a sputare in cielo. Poscia gli si piantò