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ti; obelischi di croccanti, stelle di creme, piramidi di ciliege e di aranci del paese, e trofei di fragole miste a festoni di uve vernerecce. Vasellami finissimi e cristalli faccettati eran commisti tra i diversi ordini de’ dolci e delle frutte.

L’allegria del desinare fu composta e serena come si addiceva alla solennità di un maritaggio e alla presenza delle gentili dame che sedevano al convito.

Giunse la sera.

Da tutt’i vani del casino partiva un torrente di luce, e su i vetri de’ balconi e delle finestre venivano ad infrangersi e a ripetersi i mille lumi de’ doppieri, delle lamiere e de’ globi d’alabastro. La villetta presentava eziandio uno spettacolo ridente e pittoresco, imperocchè fanaletti di ogni colore erano appesi a’ rami degli alberi, e in fondo al viale in mezzo era alzato un magnifico padiglione illuminato di dentro e di fuori.

Nulla di più gaio alla vista La moltitudine festante si agglomerava intorno al casino, giù nel portone, si afferrava a’ balaustri della villa e ricolmava tutta quella strada Isabella come per grande e straordinario movimento.

Questa folla fece ala di repente e si tenne in rispettoso raccoglimeto e silenzio.

Passava Monsignor Prelato della Diocesi di Sorrento, il quale si recava a celebrare egli stesso il matrimonio della figliuola del Marchese.

Nell’interno del casino non era men gaio e