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pre il generoso impulso del suo cuore e obbedendo alla vecchia consuetudine di beneficare, non lasciava giammai dipartirsi alcuno scontento e non soddisfatto di quello che era venuto a dimandare; laonde come il diligessero e il riguardareso i Sorrentini ben può di leggieri immaginarsi.

Tutti gli ordini di cittadini si accinsero pero a festeggiare, come fosse pubblica letizia, il matrimonio della figlia del Marchese. A prima ora del giorno, a gruppi scorgeansi soffermati nelle circostanze del casino lieti giovanotti vestiti con quanto si avean di meglio. A muta a muta salivano in sul quartiere del Marchese, il quale aveva scelto il 29 giugno, festa dei santi Pietro e Paolo, pel giorno delle nozze di sua figlia.

E superfluo il dire che il dabbenuomo del Marchese fosse levato per tempissimo in quel mattino. Egli non avea potuto chiuder l’occhio in tutta la notte, e sì che sfido a dormire un amantissimo padre in un giorno come questo.

Gli è vero che Beatrice non si allontanava per ora dal tetto paterno, ma tra qualche anno la diletta figliuola avrebbe accompagnato in Inghilterra o altrove il marito. A quante cose non pensa un padre alla vigilia di metter l’amata figliuola in balia di un uomo! Come ei trepida sempre di arcani timori!!

Rionero adunque, alzatosi in sulle quattro del mattino del 29 giugno, e, recitate le sue consuete orazioni, avea cominciato a darsi movimento grandissimo. Quantunque tutto fosse