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un reo alla presenza de’ suoi giudici del come egli stava al cospetto del ministro di Dio. Quella simulazione cui il suo destino il condannava, gli sembrava delitto enorme. Ingannar Beatrice, il marchese Rionero, la più cara delle donne, il più virtuoso degli uomini, gli era talmente insopportabile che stette sul punto di rinunziare al matrimonio, per non essere costretto a mentire. Più d’una voltagli si affacciò alla mente l’audace pensiero di gittarsi ai piedi del Marchese, abbracciargli le ginocchia, e tutto palesargli il vero esser suo; avrebbe allora il Marchese acconsentito ad un tal matrimonio? Avrebbe questi permesso che sua figlia, di legnaggio nobile, di onorate ed illustre discendenza, fosse la moglie del figliuolo di un pubblico ladro ed omicida pubblicamente afforcato? Ancorchè di tanto eroismo fosse stato capace il Marchese, potea ciò sperarsi dalla figliuola?

D’altra parte Gaetano pensava alla inutilità di simigliante confessione, la quale avrebbe renduti infelici tre esseri senz’alcun pro a nessuno. Il nome di Gaetano Pisani più non esisteva nel mondo; a che risuscitarlo? A che far rigermogliare un casato macchiato d’infamia e di sangue? Pisani più non esisteva... Questo nome abborrito si estinse sotto la scure del carnefice il dì 9 ottobre 1828.

Gaetano adunque persuase sè medesimo che egli non mentiva asserendo chiamarsi Oliviero Blackman; a nessuno aveva usurpato questo nome. Egli formava il ceppo di una nuova famiglia, lo stipite di un nuovo casato.