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zione, che gli piombava addosso come colpo di fulmine: di leggieri avrebbe potuto inventare due nomi immaginari; ma egli temea sempre un nascosto pensiero, un sospetto in chiunque gli volgea dimanda su i genitori, epperò alla interrogazione del Parroco rimase sbigottito come se quella non avesse dovuta essergli diretta. Pochi momenti restò in silenzio con le labbra socchiuse, con gli occhi fissati sul Parroco; il quale, credendo distrazione lo sbigottimento del fidanzato, stimo necessario ripetergli la inchiesta.
— Ebbene, sig. Blackman, a che pensa? Ho l’onore di domandare i nomi riveriti dei suoi genitori.
Gaetano non iscorse in sul volto del Sacerdote alcun segno di sospetto o di secondario pensiero, si ricompose però e, infingendo distrazione, rispose smozzicando le parole:
— Il nome di mio padre è... Paolo Alfonso, e mia madre avea nome... Maria.
Il primo nome era quello del marchese Rionero e il secondo era in fatti il nome della madre, moglie di Nunzio Pisani.
Tutti furon sorpresi della strana coincidenza de’ nomi dei due genitori degli sposi. Il Marchese ne trasse presagio di felice avvenire.
Le altre interrogazioni di rito furon fatte ad entrambi i fidanzati.
Non saprem dire quello che soffrì il cuor di Gaetano durante quell’interrogatorio. Invece d’una parola di matrimonio, pareagli quello un processo criminale, nè altrimenti sarebbe stato