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timori del medico, perocchè vecchio egli era e antico conoscente del Marchese. Era la prima volta che la sua figliuola veniva a Sorrento per visitare la famiglia Rionero.
Verso il mezzo giorno in fatti una bella carrozza entrava nel portone del casino.
Il conte Franconi e sua figlia ne discesero e vennero ricevuti dal Marchese e da Beatrice sul primo pianerottolo delle scale.
Era la figlia del Conte leggiadra fanciulla in su i diciassette anni, e avea nome Carolina.
Le sue fattezze ben regolari eran pallide pel consueto, ma facili a soffondersi di rossore ad ogni sensazione che vivamente la colpisse; avea scuri i capelli e gli occhi che eran bellissimi e loquaci; le labbra sorridenti e improntate di quella grazia che attrae la simpatia, la confidenza, e l’abbandono. Comecchè piccola di statura e di concitate movenze, il suo portamento era nobile e dignitoso come le sue maniere e il suo linguaggio.
Si comprendeva a prima giunta esser quella fanciulla dotata di sensitività squisita, la quale impertanto era in lei temperata da gentile educazione e da non comune coltura di spirito. Un poco al romantico era inchinevole l’indole sua ma siffatta propensione non traspariva che quando qualche soggetto generoso e grande dava lo slancio alle sue idee e al sue parlare. Capace di comprendere e di sentire profonde passioni, i suoi occhi animavansi di vivace splendore allora che in sua presenza raccontavasi alcun che di commovente. A tutta la vivacità di