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avrebbe potuto accorrere a’ guai del cane. Forse nell’animo suo dominava la preoccupazione di svignarsela col cassettino, se fatto gli venisse, e godersi ei solo quel ben del diavolo che si avea sotto al braccie. E la fortuna il favorì, che sotto pretesto d’involarsi alle minacce del cane, ratto qual vento scappò, e tenne la prima imboccatura che potè scorgere nel fuggire.

Intanto il Basileo restò solo a fronte dell’arrabbiato mastino: indarno studiossi di far ammutolire e di ammansare quel feroce guardiano, il quale corse per un tratto addietro al fuggente Pisani, e poi più stizzito torse il cammino e si slanciava sul notaio...

Un fischio fu udito, e poscia una voce che chiamò a nome l’adirato animale. Basileo si vide perduto, si fece grande animo, trasse un affilato coltello, e, nel momento in cui la bestia saltavagli addosso, gliel conficcò propriamente in mezzo a’ due occhi.

Il cane mise un guaio di dolore, e cadde... Tommaso Basileo raccomandò la sua salvezza alle gambe, e corse con quanta lena si aveva in corpo e pel timore di esser raggiunto, e per la speranza di ritrovare il compagno.

Ma questi, fuggendo sempre alla ventura, e senza saper dove, si trovò, all’albeggiare, nelle circostanze di un villaggio poco più in là di San Giorgio. Ivi rimase per tutto quel dì, e la sera rimetteasi in cammino per Napoli, seco traendo sempre il suo tesoro... Ma arrivato a San Giorgio, ebbe sentore di essere inseguito; mise a prova la forza delle gambe, svoltò va-