Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/59


— 59 —

ciulla la prima volta che dal chiosco del suo casino il padre le fece contemplare il sorger del sole! Quelle tinte così leggiere, così diafane, che rivestono di tanti colori i poggi, lo collinette e il mare; quel fiume di luce purissima che si genera sull’altezza de’ monti innanzi della comparsa del sole, e che passa per tutte le gradazioni de’ colori della rosa; quel rubino fiammeggiante che spunta dietro al Vesuvio e che piglia a poco a poco le proporzioni d’uno scudo di fuoco; quelle tante varietà del verde della campagna; quel lusso di tinte vivacissime che a quell’ora spiegan le aiuole dei fiori, immergevano l’anima di Beatrice in tanta voluttà, in tal contentezza che ella ne piangeva.

La sensibilità di questa fanciulla erasi renduta così eccessiva, che Gaetano raccomandò al padre e a Geltrude di rimuovere da lei ogni oggetto che troppo avesse potuto eccitarne i nervi. Simigliante ad una bimba di pochi anni, ella non facea che interrogar tutti, ogni cosa le sembrava un portento, una novità; trasaliva sovente e per nessun motivo; avviticchiavasi talvolta e per intere giornate al braccio del padre e di Geltrude, e con l’uno o l’altra spasseggiava per le stanze del casino o ne’ viali della villa. Ella avea riconosciuto interamente tutt‘i siti, dove, sendo cicca, solea passar le lunghe ore; avea chiamato ciascun fiore col proprio suo nome non sì tosto gli ebbe veduti e raffigurati, come se fossero stati antiche sue conoscenze.