Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/48


— 48 —

re, di quella fanciulla che egli amava sovra ogni cosa mortale, gli dava un capogiro... un bagliore, per modo che disperò di padroneggiar se medesimo nel momento dell’operazione.

— Beatrice, le disse finalmente Gaetano con sommessa e solenne voce, questo momento è il più bello e il più terribile della mia vita... Oh... voi siete tanto a me cara che io tremo di non possedere tutta quella freddezza di che il mio braccio ha bisogno per aprire gli occhi vostri alla luce.

— Ed è vero, Dio mio, ed è vero! sclamò la giovinetta in un trasporto irrefrenabile di matta gioia, io riacquisterei la luce! io rivedrò mio padre!... rivedrò il cielo! vedrò i miei fiori!... O mio Dio, mio Dio, non farmi morire pria di questo divino momento.

— Voi vedrete anche me, Beatrice, e mi odiorete, oh! sì... voi mi odierete...

— Odiarvi! E potete pensarlo? A chi sarò io debitrice della felicità di rivedere il creato? E dopo Dio, non dovrà a voi le mie benedizioni?

— Oh... non dubito, ripigliò tristamente Gaetano, non dubito che sarete riconoscente all’uomo che vi ha renduta la vista... ma è forse la riconoscenza il sentimento ch’io vi domando? oh! Beatrice, o creatura più che umana, perdonami....perdonami... è questa l’ultima volta ch’io ti parlerò del mio amore, del mio ardentissimo amore; perocchè questa è forse l’estrema volta ch’io ti volgo la parola senza che tu possa guardarmi ad arrossire. Oh io ti amo con una frenesia, con un trasporto che tu non puoi comprendere... dimmi, Beatrice, dimmi che mi ame-