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Giunse il di prefisso all’operazione che dovea restituir gli occhi a Beatrice...

Gaetano si alzò co’ primi albori del giorno; uscì fuori al terrazzino della sua camera, e rivolse al cielo una tacita prece... La sua fronte era serena come quell’aurora che preconizzava una di quelle giornate di Sorrento, immagine abbozzata d’una felicità immemorabile come le ispirazioni del cuore. Parea che Dio volesse colmare d’una luce vereconda e pura il giorno in cui le tenebre si sarebbero dissipate dagli occhi di un angelo.

Un mese intero Gaetano avea consacrato allo scioglimento del gran problema medico, che avrebbe deciso, non mica d’una di quelle tante esistenze a lui indifferenti e delle quali pure avea protratto il termine che le infermità di ogni sorta minacciavano di ravvicinare, ma bensì della sua propria vita, che tanto era ligata alla felice e perfetta esecuzione d’un’opera pressochè prodigiosa. Durante un mese intero il giovine medico non era uscito della sua camera, assorto incessantemente ne’ suoi studii; nè si creda che ci si trovasse a fronte di uno sperimento nuovo per lui, e che però titubasse tra le incertezze d’un applicazione pratica... No, Gaetano era tranquillo e certo del fatto suo... La scienza gli dava la profonda convinzione d’una brillante riuscita. Perchè dunque raccolto si rimanea nella solitudine della sua camera? Perchè, quantunque la scienza gli desse sicurezza, ci sentiva non pertanto il bisogno di consultare le opere più rinomate che in