Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 42 — |
giera, flessibile, quella mano non deviava giammai dal movimento che le davan il pensiero della scienza ed il genio dell’artista. E quella mano non sì tosto poggiavasi in sulla fronte dei ciechi per operare l’estrazione o l’abbassamento del cristallino, animava il loro coraggio, ispirava la loro sicurezza e non ora già la mano chirurgica immisericordiosa, al dir di Celso, ma la mano amica, fraterna che aveva pe’ ciechi un linguaggio che eglino soli potean comprendere, e che mettea ne’ loro cuori la gioia della certezza d’un’imminente guarigione.
La fama straordinaria e universale che in poco tempo avea renduto il nome del Blackman celebre in Europa non era mica fondata su gli annunzi stampati a grandi lettere ne’ giornati, o sovra altri simiglianti veicoli dei ciarlatani. Gaetano era divenuto celebre e ricco quasi senza saperlo, e solo colla forza dell’ostinatezza e della perseveranza nell’arte; ed in questo egli non era dissimile dagli altri sommi geni nelle altre arti, i quali, non avrebbero giammai potuto raggiunger grido e dovizie, se perseveranti non fossero stati, superando ostacoli e pastoie.
Gaetano, insignoritosi profondamente della scienza, erasi quindi abbandonato al proprio genio per la pratica, così che la scienza nelle sue mani più non era che un’arte come tutte le altre, con le sue ispirazioni, co’ suoi trovati, coi momenti febbrili, e con le indicibili gioie d’insperate e quasi impossibili guarigioni.