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della conversazione non erano altri che donne, amori, teatri, corse di cavalli e ballerine. Raccontavansi aneddoti scandalosetti, bizzarrie del giorno, fatti originali. Uno dei due francesi narrò con grazia la curiosa strambezza di cui tutta Parigi era piena in quell’anno, della Contessa... ricchissima dama russa, la quale avendo avuto, sempre una singolar predilezione pe’ cani, a segno che spendeva per un King’ Charles il prezzo di un ottimo cavallo, ebbe un bel dì pensiere di dare una mattinata di cani: spiccò a tal uopo molti biglietti d’invito, non mica ai padroni delle bestie, ma alle stesse bestie, espressi a tal guisa: I cani della signora Contessa... hanno onore di pregare i cani della signora Duchessa... di venire a passare la mattinata in loro casa. Vi sarà colezione. La merenda fu lietissima, il ricevimento fu fatto con tutte le regole e le convenienze della buona società parigina, avvegnachè a quando a quando la razza canina uscisse nel bestiale, e qualche grugnito si udisse nel bel mezzo della fratellevole giocondità.
Questo fatterello esilarò sovrammodo la brigata, si rise a sganascio; ed altre storielle furon quindi sciorinate or da questo ed or da quello de’ convitati. Il vin di Sciampagna, il biondo Sillery, mandava intanto alla soffitta i turaccioli delle sue bottiglie e i cervelli de’ suoi bevitori; sì che ora alla conversazione generale tenea dietro un rumor generale: si chiacchierava alla rinfusa di tutto e di tutti: del teatro italiano di Parigi, della Persiani, di Ma-