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di ogni maniera di frutte ed altri di zuccheri principii stuzzicanti e aromatici bicchieri conici e a calice coppe verdi pel vin del Reno con sottobicchieri d’oro, bocce magnifiche inglesi; tutto l’occorrente insomma era in bell’ordine disposto in sulla mensa e su due laterali credenze.
Era una colezione da celibi, da giovinastri allegri e spensierati; ogni tristezza doveva esser bandita da quel gaio adunamento; le ore scorrer doveano nel piacere, e nello stordimento.
Alle undici si riunirono gli amici di Amedeo; erano sei baffuti cavalieri, tra i quali il Beniamino Lionelli che abbiam veduto nel salotto del marchese Rionero a Sorrento, vi erano eziandio due giovani francesi, briosi dicitori di mottetti e faceti compagnoni.
Dopo un quarto d’ora di conversazione nel salotto dei cav. Amedeo un domestico annunziò esser pronta la colezione, e i sette cavalieri passarono nella stanza a tal’uopo apparecchiata.
Si lodò la magnificenza dell’apparecchio, il gusto del Santoni per così fatte imbandigioni; si scambiarono, poche frasi di cerimonia, e subitamente ciascheduno si pose all’opera dei denti con quel piacere che dà l’appetito sorretto dalla giovinezza e dagli agi della vita.
— Alla salute delle tue centoventi innamorate esclamò il Leonelli rivolto ai cav. Amedeo, e tracannando una coppa ripiena di via del Reno.