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amici; tu eri seduta accanto a me (non saprei dirti quanto eri bella!).. Alla mia sinistra stava una cara vecchiarella, la sola creatura che io mi abbia amata su questa terra... mia nonna, la madre di mio padre. Il tuo genitore stava dirimpetto a noi... Tu eri bella, bella oltremodo, ma il tuo volto era maliconico e una lagrima bagnava i tuoi occhi novellamente aperti alla luce... Quando ci siam ridotti nella stanza nuziale, tu hai abbracciato la nonna mia, ed hai pianto lungo tempo nel sen di lei, e tu chiamavi tua madre. — Oh quanto bella esser dovea la madre tua! Oh quanto amarti ella dovea! — Sogno divino, illusion carissima, avrei voluto che la febbre non mi avesse giammai abbandonato, se alla febbre ero debitore di queste larve adorate: non mai ebbi un sogno così chiaro; mi svegliai con un fortissimo battito di cuore.
Nella mia solitudine, ho avuto peraltro momenti d’inferno, in cui un demonio mi afferrava il cervello, e lo stringea nelle sue mani... ed io perdea la ragione... io era pazzo!... sì pazzo...
Ti scrivo alle due dopo mezzanotte! Beatrice adorata, m’immagino di vederti, di parlarti. Oh! io ti ho amata fin dall’infanzia; io ti vedea nel mio avvenire come un’immagine velata cui non sapea discernere, ma ti adorava... Ogni notte io sognava di te, perchè tu eri il primo e l’ultimo pensiero delle mie giornate... Quando io era fanciullo, misero, oscuro, mi assaliva alle volte una tristezza inconcepibile, ed