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Gaetano si abbandonò sul corpo di Beatrice, baciò mille volte quelle gelide labbra...
Più tardi, tutto era silenzio in quella camera. Beatrice più non vi era.
La stanza nuziale fu coperta di funebri tele. La sposa intatta riposava in su magnifica bara rischiarata da moltissimi ceri.
Gaetano entrò nella stanza del marchese Rionero.
— Signore, gli disse questi, ecco il segreto della tristezza di Beatrice... ecco la parola dell’enigma.
Così dicendo gittava sul tavolo il ritrattino che la fanciulla avea trovato nella stanza della madre e che ella con cura grandissima custodiva sotto i guanciali del suo letto.
Rionero rimase per qualche tempo muto e pensieroso, indi con voce solenne:
— Nessun pensiero che non sia santo e puro contamini mai quell’anima cara... L’originale di questo ritratto è morto da anni moltissimi... Egli era... il fratello di mia moglie.
Quel ritratto era di Errico Monfort.
riepilogo.
Pochi minuti di poi che le spoglie di Beatrice furono trasportate all’eterno riposo Gaetano entrò di bel nuovo nella stanza dei Marchese.
— Tutto è finito, signore... Che più ci rimane?
— Un eterno dolore e la sua memoria.