Pagina:Mastriani - La cieca di Sorrento 2.djvu/177


— 177 —

roso... perdona... ah... io ti amava... Ci rivedremo... sposo mio, ci rivedremo... Carolina, Geltrude amiche... mie, addio... abbiate... di me memoria... Oh... mi assista Iddio... anima di mia madre... vieni, assistimi... Confortami... Ah!... come soffro!... mi... sento... strappare... il... respiro... mi sento raffreddar... tutta... addio... addio... padre... padre mio... Abbracciami... e perchè ti allontani?... Ah!.. pad... re...

Beatrice più non parlò...

Gaetano prese il polso dell’inferma, le toccò il cuore...

— È morta! sclamò ìndi... morta!...

Un grido straziante fu udito, al quale succedette un silenzio di tomba.

Poco stante il marchese Rionero con occhi deliranti si alzava dalla sedia a bracciuoli su cui era caduto fulminato dal suo dolore e si slanciava sul corpo della figlia...

Gaetano il respinse.

— Scostatevi, gridò questi con ruggito di leone, scostatevi... Nissuno ha ormai il dritto di abbracciare il primo questo cadavere... Signor Marchese, questa donna ormai mi appartiene; essa è mia, soltanto mia... Io son suo marito... Io son geloso di questo cadavere... Vieni, sposa mia, diletta Beatrice, anima cura, vieni... e che io senta una volta almeno questo mio cuore battere contro il tuo, or che è freddo e immobile... Ch’io possa una volta almeno avvicinare le mie labbra alle tue, or che morte vi ha passato l’eterno suo ghiaccio.