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vrebbe deciso a sparire anche dal mondo... Ma Rionero non potea rinnunziare alle affettuose tendenze del suo cuore per un basso desiderio di stolta ed inopportuna vendetta.

Dal suo canto, Gaetano, suspicando in sulle prime, esser egli la cagione della tristezza e del male di Beatrice, avea pensato di allontanarsi per sempre... Ma un tal pensiero si dissipava all’idea che, morta Beatrice, il Marchese sarebbe rimasto solo... solo in sulla terra, mentre egli (Gaetano) avea giurato di consacrare il resto de’ suoi giorni per la felicità di quell’uomo. Oltracciò, egli era nel dovere di vegliare giorno e notte, di esaurire tutti i lumi della scienza per proccurare di strappare la giovinetta al morbo che la divorava. Allontanarsi!... Gaetano sentiva che questo gli era impossibile; egli avrebbe potuto rinunziare alla vita, ma viver lontano da Beatrice, da Rionero!

Tali erano la posizione e i sentimenti di Rionero e di Gaetano. Questi due esseri presentavano ormai due tipi che tanto onoran la specie umana: il primo, l’uomo esemplare, evangelico, sempre grande e sublime, anche in lotta con l’avversità e col dolore, il secondo, l’uomo nobilitato dal pentimento e dalla gratitudine, l’essere rialzato dal fango dell’avvilimento, e capace di ogni più eroica virtù!

Il rimanente de’ personaggi che circondavano Beatrice non cessavano un sol momento di attestarle tutta quella calda amicizia che le virtù e le sventure di lei ispiravano.

Un giorno (eran circa le sei dopo il mezzodì)