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Il Marchese li ricevè con tutt'i riguardi dovuti ad uomini distinti, e ringraziò il conte Franconi della scelta di essi.

Tutt’i familiari del casino aprirono il cuore alla speranza di veder ridonata la salute a quella cara creatura di Beatrice.

I quattro professori si fecero minutamente raccontare dal Marchese e da Gaetano l'andamento della malattia, le cagioni che probabilmente avean potuto determinarla, i sintomi che l'accompagnavano e tutto quello che debbe servire a far portare un retto giudizio sul morbo.

Gaetano narrò il tutto con brevi e schiette parole, espose lo stato in cui si trovava l’inferma, le congetture che egli avea formate sull'indole del male, il metodo curativo per lui seguitato, e finì col confessare non aver egli potuto appigliarsi con certezza a nessun rimedio radicale, non avendo potuto formarsi una perfetta diagnosi della malattia.

I medici ascoltarono Gaetano con somma attenzione; la fama di costui, il suo linguaggio dotto, semplice e filosofico imponevano rispetto, tanto più che, alieno da ogni impostura, egli non arrossava nel dichiarare la propria ignoranza o l'impotenza della scienza rispetto ad un male straordinario, bizzarro, inconcepibile.

Poscia che buona pezza ebbero tra loro ragionato, i cinque professori chiesero di veder l'inferma e furon menati alla stanza di Beatrice.