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curagione della malattia. Allora il misero ricascava nell’incertezza, nel dubbio, e paventava con ragione d’imprendere un trattamento che avrebbe potuto riuscir funesto per non buona ed opportuna applicazione. Laonde Gaetano si teneva in sulle generali; apprestava all’inferma rimedi semplici, atti a sollevarla, ma non isradicativi del male; facea, per quanto era in sua facoltà, di rialzare il morale di lei caduto nella più profonda malinconia.

Il male intanto si avanzava a grandi passi; il sopore, l’abbattimento, la pienezza delle prime vie si accrescevano ogni giorno vieppiù. Beatrice parea comprendesse l’inefficacia dei mezzi dell’arte per essere rimessa in salute; e così fatto convincimento non facea che immergere l’inferma in quella specie di apatia e d’indifferenza, onde son presi quegli ammalati che più non credono alla possibilità della propria guarigione. Ella si prestava con buonissima voglia a tutt’i rimedi che le si propinavano, ma il facea più per non isgomentare e sgradire alla famiglia, che per isperanza di guarirsi: si era sfiancata a segno che impossibile le sarebbe stato di torsi, anche per pochi momenti dal letto.

Il marchese Rionero passava le lunghissime ore accanto al letto della figliuola. Egli più non dissimulava la tristezza che gli costringeva il cuore, i suoi occhi eran fissi continuamente sulla cara figlia. Talora un lampo di gioia rischirava il sembiante del genitore allorchè la