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Franconi avea fatto le maggiori premure per ritenere i suoi ospiti per altri giorni; ma il Marchese si scusò adducendo lo stato di salute della figliuola.
Beatrice, non ostante la già inoltrata stagione estiva, soffrì, durante il viaggio, un freddo acutissimo, sì che, arrivala a Sorrento tu messa incontanente a letto.
La sera fu di bel nuovo sorpresa dalla febbre, alla quale si era aggiunta una tosse molesta.
Rionero, Gaetano, Carolina e Geltrude non abbandonavano mai il letto dell’inferma, e parea gareggiassero nel prodigalizzare le più affettuose cure alla giovinetta. Gaetano ordinò che le fossero somministrati alcuni medicamenti che egli avea prescritti.
Questa volta Gaetano si accorse che non pure il morale di Beatrice soffriva, ma il corpo eziandio; la febbre che ella ebbe poco innanzi non si era mai del tutto dileguata; un’orma le ne era rimasta celata nelle intime vene che la tenea mai sempre abbattuta a che alle ignote cagioni di tristezza che opprimevano la giovinetta veniva ad aggiungere lo spossamento fisico, il quale induce maggior desiderio e bisogno di solitudine e di concentramento.
La mestizia che regnava nel casino era uguale a quella che travagliava la fanciulla. Tutti gli usi e le consuetudini erano alterati; più non si pensava alla colezione e al desinare; un sol pensiero, una sola cura era nell’animo di tutti, la guarigione di Beatrice.