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gnia. Ho pranzato solo, nella mia cameretta, facendo voti per la vostra felicità.

Mille volte ho ringraziato il cielo per non aver permesso che io vi avessi sposata, Beatrice. Oh! voi sareste stata sventurata assai! Il mio carattere era sì cattivo, sì pessime le mie assuefazioni!

Io voleva incontrarmi con voi due, ma non osava farvi pregare di recarvi nella mia stanza; avea rossore di me medesimo. Me ne stava adunque là dentro abbandonato ai miei pensieri. Mentre la casa rimbombava di festosi accordi musicali, mentre poco da me discosto tutto era sorriso, vita, piacere, nessuno poteva sospettare che in un angolo del medesimo appartamento, sotto il medesimo tetto, stesse il cavalier Amedeo Santoni, ridotto alla più deplorabile condizione.

Pocanzi di là entro udii la vostra voce, Blackman, e la vostra, Beatrice; supposi che foste soli e mi feci animo a presentarmi a voi. — Avea bisogno di chiedere il vostro perdono, Oliviero, e quello di Beatrice... Sì il mio cuore sarà più tranquillo allora che udrò dalle vostre labbra quel perdono che non lascio di chiedere ogni giorno all’Ente Supremo. Oh! accordate al povero cieco, tanto conforto; fate che io senta la vostra mano nella mia».

Gaetano si precipitò sulla destra che il cieco gli porgeva, la baciò con tenerezza e vi depose una lagrima.

— Son io, Amedeo, son io che debbo dimandarvi perdono; la mia vendetta fu vile, ese-