Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 126 — |
comandato di non trattenersi molto a lungo in quella camera: la giovinetta temeva di abusare della compiacenza di lui, temeva che questi non le avrebbe più permesso di starsene quivi; si affrettò quindi di andare esaminando gli altri oggetti ed arnesi della stanza.
È superfluo il dire che la fanciulla non lasciava inosservate le più insignificanti minutezze; tutto ella toglievasi in mano e considerava con attenzione grandissima.
Aprì il cassettone ov’eran conservate le vesti della madre; tutte le spiegava e baciava, versandovi sopra un fiume di lagrime. Beatrice ritrovò benanche le sue proprie vesticine, le sue camiciuole, le sue masserizie e i trastulli da bimba.
Eran momenti di lacerante tenerezza per quella fanciulla; ella ritrovava l’aurora della sua vita, l’affetto di una madre tenerissima; io ogni oggetto ella scorgeva una cura, un pensiero di caldissimo amore un provvedimento una saggezza esemplare.
Lo scrigno, dal quale Nunzio Pisani rubò il cassettino di gioie, era tra le suppellettili. Beatrice ne avea ricevuta la chiave dal padre; si affrettò di visitare quest’ultimo testimonio del martirio della diletta madre.
Questo mobile era diviso in varii scompartimenti; molti cassettini vi si conteneano che si aprivano per lo scatto di diverse molle; le gioie gli ornamenti ed altri oggetti di lusso appartenuti alla Marchesa erano ivi conservati. Beatrice gli andava rovistando l’uno dopo l’altro,