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cità, era stata menata in quella stanza da suo padre: pel consueto il Marchese sceglieva i giorni più memorabili e cari per ricordanze come il dì natalizio di Albina, il giorno delle loro nozze, gli anniversarii della nascita di Beatrice... li Marchese recitava allora in quella stanza, unitamente a sua figlia, le preghiere per l’estinta moglie e madre... Era un gran giorno di giubilo per la cieca quella in cui le veniva concesso di visitare la stanza della madre, tristo piacere che il padre le facea raramente gustare, imperciocchè troppo scuotea la sensibilità della faciulla, la quale si abbandonava in quegl’istanti a tutta la tenerezza che le ispiravano le rimembranze della cara genitrice.
Volgeva appunto l’anniversario del giorno natalizio di Albina, il 12 luglio.
Beatrice avea questa volta aspettato con impazienza il ritorno di questa giornata, che per la prima volta il cielo le concedeva di visitar la stanza della madre, nel pieno godimento della vista. Benchè Rionero non avesse voluto permetterle in sulle prime di audarne a ritrovare le materne memorie; a cagione dello stato di eccitabilità nervosa in cui si trovava la figliuola non ancora del tutto ristabilita dalla sua ultima malattia, non seppe resistere alle costei preghiere caldissime. Beatrice gli disse che ella aveva tanto affrettato co’ sospiri il ritorno del 12 luglio, gli disse che ella ne sarebbe cascata inferma se le si fosse vietato di starsene soletta per qualche ora in quella camera, che il Marchese dovè contentarla, non lasciando di rac-