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cure del padre e degli amici, lasciava nonpertanto travedere in fondo della sua anima una malinconia che si sforzava di nascondere.
Non isfuggì a Gaetano lo stato dell’anima di Beatrice, e lo attribuì alla prostrazione nervosa in cui l’avea lasciata la febbre. Per rimuovere questa tristezza, Gaetano volle che la giovinetta si fosse levata di letto e per riacquistar quella forza del corpo che infonde forza allo spirito, e per trovar salutari diversioni.
Nel seguente mattino adunque Beatrice si alzò... Parea si fosse levata da una lunga malattia; avea le guance smorte e assottigliate, pesanti le palpebre, inappetenza perfetta, debolezza estrema tanto che a mala pena, sorretta dalle braccia di Carolina e del padre potè condursi nel salone.
Beatrice si coricò più che si sedè sovra un divano... In tutto il corso del giorno non prese altro cibo che una tazza di brodo nonostante che molte istanze le venissero fatte perchè si fosse nutricata di sostanze più valide e capaci di rimetterle vigoria.
Il giorno appresso, la giovinetta si sentì meglio e sedè al desinare della famiglia cui prese una parte discreta. La perfetta guarigione di lei sembrava imminente.
La stanza nuziale intanto si rimanea vuota dei suoi ospiti e il talamo deserto degli sposi. Molti giorni scorsero di poi che Beatrice si era pressocchè ristabilita, e Gaetano non disse motto su i suoi dritti di sposo. Anche quando la scienza non vi avesse trovato ostacoli (che un can-