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nel ricevere e leggere la lettera di Nunzio Pisani che gli scrivea da Quagliano. Il suo cuore ribaltò d’una gioia oppressiva: il cassettino era suo! Il gaglioffo comprendea che Nunzio gli avea fatto rivelazione del luogo, ov’era riposto il tesoro, soltanto perchè non vedea più speranza di sottrarsi alla giustizia.

Nel momento in cui il notaio ricevè la lettera del Pisani, era intento a ricercare talune notizie nel quaderno delle scritture, tra cui stava legato il testamenti all’anima, che fu chiesto di poi dal cav. Amedeo: egli avea ricevuto poco innanzi una lettera da Palermo, da persona che li dimandava per lo appunto que’ ragguagli, in su i quali egli stava occupato. Nell’effervescenza della gioia, in cui lo immerse la lettura della lettera del Pisani, e premuroso di sperdere ogni orma della sua complicità col calabrese, lacerò in mille pezzi la lettera di Palermo credendo lacerare quella del Pisani, la quale invece egli pose nel mezzo di quel quaderno, come lettera di affari ad esso pertinenti.

Ciò spiega il come Gaetano s'imbattè nella lettera del padre, allorchè iva ricercando il testamento all’anima.

Il tesoro fu tolto dallo Streppato, e andò a riposare nel cassettone dell’avaro.

Basileo seppe la cattura del suo complice e tremò per sè. Ma Nunzio Pisani mantenne la sua promessa e serbò il più assoluto silenzio sul suo compagno di delitto; egli avea confessato l’assassinio e il furto, ma ostinato si era a negare l’esistenza del cassettino invola-