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allorchè guardava la madre, una sentita corrispondenza di affetti; eravi un mistero, una pena, un’angoscia indicibile, cagione del delirio amoroso onde la madre la baciava mai sempre con furore.
Il giorno appresso al 22 gennaio 1827, il Marchese abbraccio sua moglie, baciò la bambina, montò nella sua carrozza; e disparve.
Albina resto sola in casa con la fanciulla.
Per istinto di solitudine, e per abbandonarsi alla sua tenerezza verso la figlia, ella avevala nutrita e allevata da sè medesima, per modo che non avea giammai, e neanche per un sol momento, voluto affidarla a cameriera o a balia. Per quante preghiere il marito le avesse rivolte di tener presso di lei una qualche cameriera, mai non avea voluto acconsentirvi, dicendo che dall’istante in cui era divenuta madre non avea d’uopo d’altra compagnia che di quella di sua figlia.
Durante il giorno, non altre persone entravano in casa che il cuoco e un cameriere.
La notte, Albina, per tutto il tempo che suo marito era assente, stava sola nel suo appartamento.
La giornata del 23 gennaio era stata parimente trista e freddissima; la neve copriva tuttavia le campagne, le alture de’ monti, i tetti e le terrazze delle case — Verso il dechinar del giorno, levato si era un vento boreale, che saltar facea le unghie per freddo acutissimo.
Da qualche ora eran cadutele tenebre, allor-