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Due esseri umani, avvolti in ampi ferraiuoli di rozzo panno, attraversavano, fumando corte pipe di creta, quella strada così deserta. L’un di loro, il più giovine, avea sul capo un cappello calabrese con un nastro rosso affibbiato in sul finir della tesa d’avanti; e l’altro portava un largo cappello di cuoio inverniciato. Il loro passo era lento e pesante, interrotto a quando a quando da un conversare animato, benchè sommesso, accompagnato da un continuo riguardare incerto o sospettoso all’intorno, come se temuto avessero di essere ascoltati in quella opprimente solitudine.

Questi due individui erano Nunzio Pisani e il notaio Tommaso Basileo.

Innanzi di seguitarli nel loro cammino, è mestieri che ci soffermiamo alquanto, e diamo ai nostri lettori un rapidissimo cenno anche del primo di questi due personaggi, che abbiamo presentato di scorcio ne’ precedenti capitoli, e i cui fatti fortemente si ligano al viluppo della nostra istoria.

Nunzio Pisani era nato nella Calabria ultra-seconda da genitori di dubbia fama nell’esercizio delle loro industrie commerciali. Male allevato, quantunque d’indole non interamente inchinevole al male, il giovinetto trovossi ben per tempo invischiato ne’ vizi dell’età sua, che al mal’oprare incitavanlo i compagni. Nato egli era un poco rachitico e gobboso; ma questi vizi corporali erano stati in lui largamente compensati da un ingegno pronto e vivace e da una sottigliezza di spirito portentosa, per la quale