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sacra; ho giurato di non amar mai altro uomo, e la lede si debbe serbare agli estinti, siccome a’ viventi; nè la morte scioglie i giuramenti del cuore... Ciò non di meno, io sarò vostra, se volete..., sarò vostra sposa.... L’amicizia più pura e più serena terrà in me luogo di amore. Sì, Rionero, io sarò vostra, purchè mi permettiate che serbi nel più profondo del cuore un culto alla memoria dell’uomo che Dio mi avea promesso, e che poscia mi tolse.
Ci vien meno la penna per descrivere la gioia e l’estasi di Rionero... e però la lasciamo immaginare ai nostri lettori.
Fu stabilito che il matrimonio sarebbesi mandato ad effetto allorchè il giovane diplomatico sarebbe tornato a Parigi, dopo avere adempiuto alla sua missione in Napoli. Sei mesi doveano ritardare la felicità di Rionero, nel qual tempo sarebbesi dall’una parte e dall’altra provveduto ai necessarii preparativi delle nozze.
Il marchese Rionero partì col cuore gonfio di gioia, e col pensiero divorava il tempo che il separava da quella donna che egli amava con vera frenesia. Errico Monfort non era più un rivale per lui, ma bensì un fratello, un amico; tutto l’amore che questi ispirato aveva ad Albina ei perdonavagli, e si promettea in sè medesimo di sapergliene ispirare altrettanto, in forza della più ardente e passionata devozione.
Giunse in Napoli. I suoi amici lo rividero con piacere, ma egli s’involava a tutti i divertimen-