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vano in altri salotti. Sempre trista e malinconica, ella sembrava trarre al ballo per mera compiacenza verso la zia, la quale, avvezza al gran mondo e a’ piaceri, dismetter non sapea quelle consuetudini. Vedova di un ciamberlano di Luigi XVI, questa vecchia era una di quelle donne eccessivamente fanatiche e attaccate a’ vecchi pregiudizi di un tempo direm quasi feodale. Passata l’età giovanile, età di danze, d’amori appassionati, età di poesia e di sogni, ella erasi data alla vita galante, agl’intrighi misteriosi; e finalmente, la vecchiezza, costretta avendola a rinunziare alle follie d’amore, la vecchia donna si racconsolava gittandosi nelle sottigliezze di gabinetto, nelle ambagi politiche e dandosi una certa ventosa importanza diplomatica.

La baronessa di Saintanges usava frequentemente nei gabinetti de’ ministri, e non rare volte fu veduta ne’ salotti del principe di Talleyrand, gran ciamberlano del Re ed una delle più grandi celebrità politiche de’ nostri tempi. Ella era da per ogni dove accolta con segni di gradimento, perocchè quasi sempre al suo fianco vedeasi la giovinetta sua nipote, orfana vezzosa ed amabilissima, che avea lineamenti statuari e gote improntate di visibil sofferenza. Molte cose buccinavansi ne’ salotti e ne’ circoli di corte su i motiri della tristezza di Albina di Saintaoges, ma la vera cagione a pochissimi era nota.

Il giovin marchese di Rionero non avev potuto veder quella fanciulla, senza sentirsi preso