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arti e la civiltà; ed in Francia massimamente, che da circa 30 anni era stato il più sbalestrato di tutt’i paesi europei, riprendea vigore quella vita del pensiero, sempre pronto a risorgere sulle ruine delle passioni e delle lotte politiche.
La nobiltà francese era tornata con la Restaurazione; i salotti si aprivano a’ lunghi balli, alle veglie galanti, ai concerti musicali. Parigi rifluiva di belle donne, di crocchi splendidissimi: i Campi-Elisi, Versailles, il bosco di Boulogue rianimavansi di brillanti passeggiate. Il marchese Rionero, giovine di ardente immaginazione, non potea mancare di trovare in quella vita di svariate sensazioni un fascino attraente, a segno che, usando in tutte le case del quartier S. Germano, slanciavasi a gonfie vele nell’atmosfera profumata della vita elegante.
Tra le altre case, rinomatissima per le feste che dava quella del conte Dubois raccoglieva ogni sabato tutti gli uomini più alla moda in quel tempo, e più notabili nella politica, nella milizia e nelle arti: i membri del ministero Dessolles allora al potere, gli agenti diplomatici stranieri, i più distinti letterati, e tutte le più belle dame della nobiltà parigina convenivano a casa Dubois, per coruscarvi di vezzi, di lusso e di eleganza. Il marchese Rionero vi fu presentato dall’ambasciatore napolitano.
Una giovinetta, di nobil famiglia, singolarmente bella, vedeasi in quelle feste rincantucciata nella parte più ascosa del salone da ballo, ovvero confusa tra le vecchie dame che gioca-