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PARTE PRIMA




I.


lo studente di medicina.


In quel laberinto d’infiniti viottoli, ronchi e stradelle non più larghe d‘un distender di braccia, dai cento barbari nomi, vestigia funeste di straniera gente, attraversando le quali si ha sempre una certa sospensione di animo, come quando si visita una carcere o un ospedale; in quell’ammasso di luride e nere case ammucchiate le une sulle altre, e così poco rallegrate dalla luce del sole; in quei quartieri, dove l’occhio e il pensiero dell’opulenza penetran di rado, e che pur raccolgono nelle umide loro pareti oneste famiglie di giornalieri di bassa mano; in quella rete insomma di popolati chiassuoli antichi, di cui compongonsi i quartieri del Mercato, del Pendino e del Mandracchio, e che con un solo e generico nome soglionsi addimandare la Vecchia Napoli, giace un vicoletto, o meglio un bugigattolo, uno di que’ mille che destano una specie di paura in petto dello stesso