Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 47 — |
sati nella tua curia, e da te pagatimi a carlini 30 al mese. Ti bonifico le ritenute e le penali che mi facevi subire continuamente.
— E dove vuoi che io prenda questo denaro?
— Se non hai dove trovarlo, lo troverò ben io: ho portato all’uopo qualche strumento da magnano.
E si avanzava verso il cassettone armato di ordigni per fare saltare la toppa.
Il notaio gittò un urlo di dolore e con ambo le braccia spiegate, facendosi innanzi al giovine, sclamò:
— Fermati, scellerato, aspetta... ora ti darò il cassettino delle gioie... per pietà, non volermi assassinare... adesso apro io... Io non ho danaro; sono un povero uomo... non assassinarmi!...
— Assassinarti! Ben lo dovrei, perchè tu mi hai fatto morir d’infamia il padre sopra un patibolo, e una sorella di stenti, e di miseria in un ospedale; ma non brutterò le mie mani nell’immondo tuo sangue... Su via... caccia il danaro... o le gioie, se sono ancora intatte presso di te... Benchè il lor valore sia di 20,000 ducati, pur mi contento... ma sbrigati... altrimenti domani presenterò questa lettera, e andrai nelle galere a finir l’infame tua vita.
Il notaio, barcollando... e quasi cadavere andò a schiudere il cassettone, ne cavò le gioie, guardò il cassettino con occhi di sangue, e consegnollo a Gaetano — Un ghigno di gioia passò sulle labbra del giovin commesso, il quale andava con l’occhio esaminando i gioielli.