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ferrare la scritta presentatagli; ma il giovin calabrese rimossela alquanto, e poi, sempre ritenendola nelle proprie mani, gliela porse a leggere.
Rinunziamo o dipingere lo stato dell’anima di questo avaraccio nel divorar cogli occhi quelle righe. Un orrendo tremore il prese, quindi... un capogiro... uno svenimento... e cadde sovra una sedia.
Gaetano sorrise, e, cavando di tasca un’ampollina in cui era posto un certo farmaco alcoolico, l’accostò alle nari del vecchio, dicendogli:
— Ho preveduto questo svenimento ed ho portato di che rimediarvi... Per buona ventura m’intendo un poco di medicina. Questo spirito fa svanire gli svenimenti. Rimettetevi, signor Tommaso; la vostra vita in questo momento mi è cara oltremodo... abbiate pazienza per pochi altri minuti, e poi, se vi garba, morite a vostro talento.
Poco stante, il notaio, rianimato dallo spavento e dalla sorpresa più che dall’azione dello spirito, con faccia pallidissima e con occhi stralunati dimandava:
— Dove trovasti questa carta?
— Oh bella! non è questo il titolo principale del mio credito?
— Del tuo credito!
— Certo... Su via, notaio, slarga la tua borsa... e finiamola.