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— Me le dirai quest’oggi alla curia.

— Non ci è da perdere un istante di tempo; si tratta di farvi guadagnare una buona somma.

Il notaio tolse tosto il pesante lucchetto, girò tre chiavi... la porta fu aperta... e subitamente rinserrata in pari modo.

Gaetano fu introdotto.

Nell’entrare, costui gittò intorno a sè un rapido sguardo d’indagazione. Egli era tranquillo, e la sua fisonomia non avea niente di straordinario e d’inquieto.

— Di’ dunque di che si tratta.

— Un momento, signor Tommaso, la faccenda è un po’ lunga... sediamo.

Entrambi si sedettero. L’avaro si sedè con le spalle voltate verso il cassettone quasi a guardia di esso; i suoi occhi esprimevano una grande perplessità.

— Abbiate la bontà di porvi a quella scrivania, disse Gaetano indicandogliela.

— E che vuoi che io faccia?

— È indispensabile che vi mettiate a quella scrivania.

Il notaio vi si pone con malissima voglia.

— Prendete un poco di carta... e una penna.

— Ebbene?

— Abbiate la bontà di far voi pure un piccolo computo, come l’ho fatto io, per vedere se mai mi fossi ingannato.

Il notaio guardava il suo commesso per vedere se sul volto di lui appariva il minimo se-