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La lettera era dissuggellata... Gaetano la dischiuse in fretta e lesse quanto segue:

«Quagliano, 13 ottobre 1827 — Mio caro Tommaso — Tutto è scoverto... Si corre sulle mia tracce... Siamo stati traditi!.. Sta sicuro per altro, che, se mi avvenga di essere arrestato, non mai il tuo nome sarà pronunziato da me, lo giuro per la Madonna Annunziata, di cui porto il nome... Io sto qui sott’altro nome, ricettato da una spettabil donna di campagna, alla quale ho dato ad intendere che sono un cacciatore dei dintorni... Esco soltanto per la campagna, e vado sempre armato di ottimo archibugio da caccia... intanto, siccome la vita e la morte sono in mano di Dio, ti affido il cassettino de’ gioielli del valore di circa ventimila ducati, che troverai scavando dieci palmi sotto la settima quercia a dritta entrando nella selva di pertinenza del signor marchese del Gallo. Questa selva, chiamata lo Streppato, trovasi poco lontana da codesta citta, e propriamente al di sopra del vallone di S. Gennaro dei Poveri. Adopra ogni cautela nello scavo del terreno;... togli teco il cassettino; una metà di esso è tua, secondo il convenuto; l’altra metà... se io sfuggo alle mani della giustizia, verrò da te a riprenderla; se... muoio... confido nella tua coscienza per farla capitare ai miei poveri figliuoli in Calabria. Avrai però cura di vender questi oggetti a diversi negozianti, e rimettere il danaro alla mia famiglia, senza dir loro qual’è l’origine di que’ diecimila ducati... dirai che gli ho lasciati loro in testamento...