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— Un furto! per bacco! Ha involato forse del denaro?

— Così dicono, ma il notaio non ha voluto, o, per meglio dire, non ha potuto rivelar niente, perocchè ei giace nel letto gravemente infermo...

— Ah! il vostro principale è infermo! E che male ha?

— Sfido a saperlo!... Egli non vuol farsi visitare da nessun medico... è ammalato dal giorno che ha licenziato il suo commesso... Se lo vedeste com’è rifinito!... è una larva... molte volte ha il delirio; dice tante cose strane... bizzarre... Pare che la somma di ventimila ducati gli- abbia stravolto il cervello; a qualunque dimanda ei risponde: ventimila ducati. Se a sua estrema povertà non fosse nota in tutto il quartiere, si potrebbe sospettare che il commesso gli abbia involato per lo appunto questa somma. D’altra parte, se ciò fosse, in qualche momento di lucido intervallo di ragione, egli avrebbe rivelato alla giustizia l’enorme furto commessogli dal calabrese.

— E credete, domandava Amedeo, credete che il vostro principale potrebbe morirne?

— Eh!... Non mi pare difficile... o, se campa, credo che la sua ragione darà uno sgambetto al cervello, e se ne andrà ai regno dei pazzi.

— E ditemi, di grazia, siete voi che ora menate innanzi le sue bisogne?

— Per lo appunto.

— Ed avete per conseguenza la consegna di tutte le schede?