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— Voi nol farete, sig. Cavaliere.

— Nol farò! e chi potrebbe impedirmelo?

— Io, sig. Cavaliere, vi dico che io non mi batterò con voi; e voi non direte una iota sul mio rifiato di battermi, non già perchè io stimassi il non battermi disonorevol cosa, ma bensì perchè non ho l’assuefazione di far sapere i fatti miei...

— Se voi non siete un pazzo, siete un imbecille, signor Blackman... Alle corte, volete battervi?

— No.

— Ebbene, in questo caso mi permetterete di applicarvi una leggiera lezione sul volto...

E la sua mano si alzava per colpire la guancia di Gaetano, ma questi prevenne l’atto, gli afferrò ambo le braccia, e gli disse:

— Tu sei in tua casa, Santoni, e credi però di abusare della tua situazione; ma non permetterti veruna parola, verun atto di violenza contro di me, se non vuoi aver domani un cattivo negozio per le mani.

— Che intendete dire?

— Niente... Ti dico soltanto che io conosco i fatti tuoi, Santoni, onde procura di fare la mia volontà.

— Tu conosci i fatti miei! ripetea il cavaliere aprendo gli occhi esterrefatti.

— Sì, conosco un certo commesso di notaio... di notar Tommaso Basileo, il quale mi ha fatto una certa confidenza...

— Come! Chi! Quando? Dove?

— Inutili sono tanti particolari... Non vi