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L’anno scolastico volto era al suo termine; la stagione estiva chiuder facea le sale anatomiche; ed i giovani studenti calabresi, delle Puglie e di altre provincie del Regno, traevano a visitare le loro famiglie; ovvero rimanevansi nella capitale a menare bel tempo e spendere in sollazzi il denaro che lor veniva dalle industrie dei loro onesti genitori.

Gaetano non avea nè padre, nè madre, nè parente alcuno, rimoto che fosse, che gli mandasse, dal fondo della sua provincia, non direm già di bei quattrini onde darsi anch’ei tempone e gavazzare in allegre brigate, ma quel tanto nemmanco che ai primi bisogni della vita basta a supplire. Orfano da molti anni, il disgraziato giovane, dopo la morte di suo padre, mosso avea dalla sua terra nativa in giovanissima età, in compagnia della sorella, fanciullina di sei anni appena, e della vecchia nonna zeppa d’infermità. Pochi ducati, frutto della vendita delle vecchie suppellettili rimasegli dalla casa paterna, accompagnò i tre calabresi fino a Napoli, scemandosi a seconda che il loro viaggio progrediva, e rimanendo alla cifra di pochi carlini allorchè, giunsero nella capitale. Gran tratto del viaggio era stato fatto a piedi.

Qual’era lo scopo del giovanetto Gaetano nell’abbandonare il suo natio villaggio e trasferirsi a Napoli? Niente altro che lo studio della medicina, cui trascinato ei sembrava da una forza indicibile. Difficile era oltremodo la sua posizione. All’età di 15 anni, con una vecchia ed