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sotto laide forme, l’angelo che la Provvidenza ha mandato per ridonarti la luce del sole. Sono appena pochi dì che io conosco quest’uomo, e, non so, ma parmi che la sua anima sia tanto nobile e sublime quanto il suo corpo è ignobile ed abbietto. Qualche cosa è in lui che ti sforza ad ammirarlo. La scienza e la virtù, queste sublimi sorelle figlie del cielo, sembrano aver preso piacere a sdegnare in lui le caduche bellezze della creta e del fango... Non ti parlo della sua fama... della gloria che lo circonda... e dell’oro che ei calpesta... S’egli è deforme, ei ti ama, figlia mia... ti ama con quella passione che è tossico per le anime sensitive, e che, non appagata, non si riposa altrove che nella tomba. Oh se tu l’avessi udito ieri... quando mi parlava del suo amore per te! Il suo accento mi squarciava le visceri. Non ti parlo di me!... Non ti parlo di quella gioia divina che proverei negli anni della mia vecchiezza se baciar potessi un’altra volta i tuoi occhi come allora ch’io li baciava nella tua culla, dopo aver stampato casti baci caldi di affetto sulla fronte di tua madre... Non ti parlo di tal consolazione che obbliar mi farebbe diciassette anni di amarezza e di pianto! Ancorchè fosse un estremo tentativo, ancorchè il tuo intimo convincimento ti dicesse che non mai potrai guarire non bisogna andar contro ai decreti della Provvidenza, figlia mia, e ricusar la grazia che essa vuolti concedere.

— Ebbene, la volontà di Dio sia fatta, rispose Beatrice con accento fermo e risoluto. Io