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divino che gli uomini addimandano amore, io era felice come vostra figlia nella sua cecità. Oh! non sarebbe il maggior delitto quello di rendere la vista ad un cieco per istrappargliela un momento dopo che quegli fissato ha i suoi occhi nell’immensità del cielo? Signor marchese... vi lascio un giorno di tempo per darmi risposta... Considerate che, ricusandomi, per genero, vostra figlia rimarrà nelle tenebre che la circondano... questo eterno rimorso roderà il vostro cuore... al quale si aggiungerà quello di aver dato la morte ad un uomo, che non vi aveva fatto alcun male... Se voi mi ricusate, anche io sarò cieco, l’ho promesso a vostra figlia, ma sarò cieco... perchè morto...

Gaetano uscì... Il marchese abbandonò il capo tra le due palme delle mani.


VIII.


il giornale di beatrice.


L’esistenza de’ ciechi non ha niente di comune con quella degli altri uomini; i rapporti esterni, i bisogni, i sentimenti ne diversificano, e tutto prende diverse proporzioni nel loro animo; la mancanza di un senso fisico di tanta importanza nella formazione delle idee sviluppa sommamente la sensitività di questi esseri inferiori e soggetti. La distanza pe’ ciechi è sempre problematica; lo spazio è sempre in essi effetto di calcolo meccanico. Gli è però