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— Signori, ei cominciò con voce in cui trapelava un leggiero tremito, questa donna che mi giace dinanzi, questa donna, su cui passar debbo il coltello anatomico... questa donna è... mia sorella!!

Un movimento ed un mormorio d’orrore tremar fecero i banchi degli studenti.

La fisonomia di Gaetano restò tranquilla.... soltanto i suoi occhi divenuti erano più mobili e più guerci.

— Sì, mia sorella, ripigliò, l’infelice mia sorella Caterina, caduta in malattia di languore, e che io fui costretto di mandare in questo spedale, per mancanza di mezzi onde alla sua guarigion provvedere... I trovati dell’arte medica riescirono su lei infruttuosi; lunghi giorni e più lunghe notti ancora ho vegliato accosto al suo guanciale, spiando ogni movimento del morbo, ed esplorando ogni battito di quel cuore sì tenero e sì amoroso... Inutili cure! impotenza dell’uomo! Io l’ho veduta consumarsi lentamente, sfibrarsi giorno per giorno senza mettere un lamento, e baciar col pensiero l’inesorabil mano di ferro che le torceva i polmoni. Povera sorella!... morta a 18 anni! Ella era, o signori, l’unico mio conforto, e quello della vecchia nonna. Qual fiume d’amore raccoglieva in quel cuore! Oh come la natura si compiace a distruggere le sue più belle opere! morta!... morta! una povera tisica, gittata lì su quei marmo, ludibrio della vostra spensierata giovialità, siccome anche io lo era testè...