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poteasi facilmente per idiotaggine. Un cappello vecchio e logoro, circondato da un velo di lutto, era gittato sulla coppa del suo capo. Tutto ripieno dei suoi pensieri, addato non si era tampoco che alquanti dei suoi compagni di classe, poco discosti da lui, ammiccando l’uno all’altro, lo andavan deridendo, contraffacendo la bruttezza dei suoi membri.
L’impazienza intanto dell’aspettare scoppiava subitamente in quella brigata, e le grida e lo schiamazzo giunti erano a tale apogeo che detto avresti esser quello piuttosto un conciliabolo di demagoghi, anzichè un luogo di severi studi.
L’ora della lezione era trascorsa da gran pezzo, quando fu annunziato nella sala che il professore non veniva, perchè ammalato.
— Al demonio egli e la lezione! esclamava uno studente.
— Fare aspettare una tanta gioventù studiosa! Si vede che non sa neanche l’alfa del galateo il nostro Lettore.
— Tanto meglio che non viene, ripigliava una terza voce esile ed etica dal più alto degli scanni, avrò l’agio di andare a trovare la mia Luisella.
— Scommetto che il Lettore non verrà che alla fine del mese.
— A rivederci, carina, diceva un altro toccando il mento del cadavere; puoi ritirarti; questa mattina non ci è spettacolo.
E via via, dicendo altre colali scostumato le-